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Therno Falo, un sarto da “collezione”

La qualità più importante per un sarto? Fare cuciture diritte. Sembra facile utilizzando una macchina per cucire, ma la precisione, il rigore e la fermezza sono tutte nella mano che la conduce. E’ la regola della sartoria, ma anche della vita. Therno Falo ha solo vent’anni e questa regola l’ha già fatta sua perché ha imparato a cucire da bambino e adesso è un sarto provetto. Viene dalla Guinea Bissau e porta con sé un fardello di un passato non facile, ma anche l’eredità di un mestiere e la voglia di andare avanti su di una strada che ha già cominciato a costruire. Alle sue spalle migliaia di chilometri percorsi per terra e per mare e milioni di punti cuciti spingendo sul pedale della macchina e sulla voglia di arrivare lontano. Adesso vive a Castello d’Argile, un paese al confine tra Bologna e Ferrara, segue un corso per diventare operaio metalmeccanico, ne ha già seguito un altro per operatore magazziniere, ma la sua passione restano le stoffe, i fili colorati, i bottoni. In un angolo del salone comune della casa che lo ospita c’è un tavolo su cui campeggia la sua “fuoriserie”, una macchina da cucire elettrica avuta in prestito che gli consente di realizzare sempre nuove creazioni.

Un secondo padre gli ha fatto da maestro di sartoria

Therno interrompe la lezione di italiano che frequenta a Bologna nella sede della cooperativa Arca di Noè, che lo ha in carico, per raccontarci di sé, dei suoi progetti e dei capi che realizza. Indossa una camicia dai colori sgargianti con inserti di stoffe diverse nelle rifiniture, dal taglio perfetto e che gli calza a pennello. Ogni capo è un pezzo unico e il giovane stilista ha già al suo attivo una piccola collezione che ha mostrato alla sfilata di moda “Intrecciamo i nostri colori” realizzata da Aifo a Villa Smeraldi di Bentivoglio. E ogni suo capo ha un twist particolare, quasi un marchio di fabbrica che lo fa riconoscere.

L’amare così tanto i colori deriva forse dal fatto che un amico del padre era un bravo sarto e Therno era affascinato da quel lavoro che riusciva a unire la creatività e la realizzazione di qualcosa di concreto. “All’inizio lo guardavo lavorare per ore, poi ho cominciato a provare anch’io a cucire e lui mi ha insegnato tanti segreti. Ero diventato più bravo degli altri nove lavoranti che aveva, tutti più grandi di me. Io ho imparato a fare tutto in due anni, mentre gli altri ragazzi ne impiegavano cinque. In Gambia ho cominciato a cucire con le macchine a pedali perché non c’era la corrente elettrica. L’amico di mio padre mi ha tenuto sempre con sé come se fossi suo figlio. Anche quando ha deciso di trasferirsi in Libia mi ha portato con sé. A Tripoli lui continuava a lavorare come sarto ma io dovevo stare a casa perché era pericoloso uscire”.

Poi in Libia è scoppiata la guerra. “Non potevamo tornare in Gambia e quindi ci siamo imbarcati per venire in Italia. E’ stato un viaggio complesso e pericoloso, ma alla fine ce l’abbiamo fatta”.

 

 

I colori dell’Africa a Castello d’Argile

Così, nel novembre 2016, Therno arriva in Sicilia. Ha appena diciassette anni ma un patrimonio professionale importante e una grande creatività da esprimere. Viene portato a Bologna, prima all’HUB di via Mattei e poi nella casa di accoglienza gestita dalla cooperativa Arca di Noè a Castello d’Argile. Qui vive con altri diciassette ragazzi africani e può mettere a frutto le sue competenze. Un po’ tutti i ragazzi della casa oggi vestono “Therno’s style”, con camicie di foggia nigeriana oppure dai toni attenuati per accontentare il gusto italiano, più minimal nella moda uomo. Con i ragazzi del doposcuola ha fatto un laboratorio in cui sono stati realizzati i capi disegnati dai bambini. Therno segue ogni passaggio della realizzazione di un abito, dal disegno, alla presa delle misure, al taglio, alla cucitura e alla rifinitura. “Finora ho realizzato soprattutto capi maschili perché in Africa le donne non portavano i pantaloni, ma si coprivano con tuniche lunghe molto semplici. Qui invece sono stimolato a creare anche abiti femminili. Bologna mi piace tanto, mi piacciono i bolognesi e vorrei rimanere qui per sempre”.

Il giovane stilista ci mostra le foto di alcuni pezzi della sua collezione, poi timidamente estrae una camicia dallo zaino che ha voluto dedicare alla cooperativa che lo ha accolto: è una camicia con disegni africani con il colletto e le rifiniture in azzurro e la scritta Arca di Noè dello stesso colore. La camicia che ha steso sul tavolo è perfettamente stirata e piegata con cura perché Therno, da sarto completo, sa anche stirare e ripiegare i capi. Ci mostra le linee: pieghe diritte e cuciture impeccabili, bottoni ben attaccati. Stile inconfondibile del marchio, che denota gusto e una forte personalità, firmato Therno Falo.

Il video sulla storia di Therno Falohttps://www.youtube.com/watch?v=n4oQL4hi2iA

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