STORIE
L’inserimento positivo nasce da un cambiamento che coinvolge tutti: le realtà educative, scolastiche, formative, sanitarie, il mondo del lavoro, le istituzioni, l’associazionismo, i cittadini residenti e i nuovi arrivati. Attiva incontri, relazioni, scambi. Richiede impegno, ma può donare anche nuove opportunità di benessere reciproco.
Un processo fatto di storie uniche e irripetibili che vale la pena di raccontare.
“Agricoltura e ingranaggi di precisione, qui in montagna lavoriamo e ci sentiamo a casa”
La montagna bolognese ha molto poco in comune con le loro terre d’origine in Africa. Eppure due giovani immigrati, portati dal caso nella struttura SPRAR-SIPROIMI
“Noi, richiedenti protezione internazionale e ora sospesi e incerti”
“Venendo in Italia pensavamo di assicurare un futuro più tranquillo ai nostri bambini e di poterci ricostruire una vita più sicura rispetto a quanto possibile
“Più uguali che diversi” sui banchi del Liceo Fermi
Giunto alla sua seconda edizione, il progetto di Alternanza Scuola Lavoro della Coop. Soc. Arca di Noè con il Liceo scientifico “E. Fermi” di Bologna
Il pane di Mohammed, le saldature di Alì: il lavoro sarà la porta per il futuro?
Fare il pane è un lavoro pesante, come lo è anche battere e saldare il ferro. Mestieri manuali nobili ma molto impegnativi, che non sono
Diaby, dalla fuga all’“adozione” nell’impresa di Fossatone
Dalla fuga dalla Guinea Conakry al permesso di soggiorno “per casi speciali” Diaby si alza sempre molto presto al mattino. Tra le 4 e le
Migranti agricoltori con il “social farming” al Corno alle Scale
Ogni storia contiene in sé infinite altre storie, che si diramano e si intrecciano tra loro prendendo le più varie direzioni e riempiendosi a vicenda
Soriba, quando l’integrazione passa attraverso il calcio
Per chi lo ha allenato sul campo da calcio è sicuramente un centrocampista con il talento per giocare nelle categorie di Promozione o Eccellenza, forse
I “rapper” di Benkelema: per i migranti che non possono parlare
“Mi chiamo Hardi, avevo un dovere: mandare un messaggio. Forte. Per raccontare chi siamo, cosa sentiamo, il nostro viaggio interiore e cosa ci sta succedendo, le molte speranze e ciò contro cui combattiamo. Nel farlo, assieme ad amici, i pensieri e le parole di ciascuno sono diventati linguaggio universale, energia contagiosa. Ora chiamano da tutte le città italiane per dirci: bravi, finalmente qualcuno ha parlato. Ma…”
San Lazzaro: quell’accoglienza diffusa che funziona
Jean Dieu, 28 anni, viene dal Camerun ed è in Italia da pochi anni. La sua esperienza all’interno del progetto SPRAR Metropolitano di Bologna
Assan: “Il mio futuro? Nel ragù alla bolognese…”
Assan prepara un riso in bianco a metà mattina nella cucina di Casa Kharkov, a Bologna. Mentre mescola i chicchi per non farli attaccare alla