Dalla fuga dalla Guinea Conakry al permesso di soggiorno “per casi speciali”
Diaby si alza sempre molto presto al mattino. Tra le 4 e le 5 è già in piedi, è abituato così e gli bastano poche ore di riposo per notte. “Quando mi sveglio pulisco il bagno e la cucina, metto in ordine la casa SPRAR minori del New Village, al Villaggio del Fanciullo, dove vivo con altri tre ragazzi – racconta -. Poi alle 5.20 dedico alcuni minuti alla preghiera”. Colazione e prima delle 7 è già sul pullman che da Bologna lo porta al lavoro. “Prendo il 206 e alle 7.30 sono a Fossatone di Medicina, molto in anticipo sull’apertura dell’azienda dove lavoro, ma è l’unico orario compatibile per essere puntuale”.
Dalla fuga dalla Guinea Conakry al permesso di soggiorno “per casi speciali”
Diaby è arrivato in Italia dalla Guinea Conakry a inizio 2017, appena diciassettenne. Dopo un viaggio pericoloso con 10 giorni alla deriva in mare (“i più brutti della mia vita”) è stato salvato da una nave della Marina che lo ha sbarcato a Palermo. Dell’Italia e dell’Europa non sapeva nulla, del resto del mondo ancora meno. Fuggiva solo da una vita che per lui, fin da bambino, era diventata impossibile e pericolosa. A fine febbraio 2017 è stato trasferito in via Mattei a Bologna e dopo 5 mesi a “Casa Merlani”, nel progetto FAMI, infine in una struttura SPRAR MSNA – ora SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) – al Villaggio del Fanciullo. Ha frequentato un corso d’italiano (capisce e parla molto bene la nostra lingua) e ha conseguito la licenza media. Ora può godere della protezione “per casi speciali-regime transitorio”, che significa un permesso di soggiorno di due anni, dopodiché potrà far valere il contratto di lavoro che ha ottenuto a inizio 2019 e convertire il permesso per motivi di lavoro. Una soluzione che nel suo caso è possibile perché si trova in una situazione transitoria, prevista dal DL 113, detto anche Decreto Salvini: la Commissione ha infatti valutato la sua richiesta di asilo prima del 4 ottobre 2018, data dell’emanazione del Decreto. Per chi invece è stato o sarà valutato dopo questa data, in caso ottenga un permesso di soggiorno per protezione “speciale” (la nuova protezione possibile oltre a quella internazionale), non potrà più convertirlo in motivi di lavoro, anche qualora avesse in mano un contratto.
Con il lavoro una nuova “famiglia”
La vita di Diaby ha infatti preso una direzione importante da quando ha iniziato un progetto di tirocinio presso l’azienda Fomir di Fossatone di Medicina. Il tirocinio si è protratto per diversi mesi e quindi, visti gli ottimi risultati raggiunti, si è trasformato in un’assunzione come apprendista per tre anni. Nei suoi datori di lavoro il giovane guineano ha trovato anche degli amici su cui oggi sa di poter contare. I soci Claudio Baldazzi e Manuela Cantelli, titolari di Fomir, raccontano il rapporto speciale che si è creato con Diaby. “Tutto è cominciato quando il proprietario di un’impresa che ha la sede accanto alla nostra ci ha parlato in termini entusiastici di un ragazzo, inserito nel sistema SPRAR, che aveva iniziato a lavorare per loro – spiega il signor Baldazzi -. Così, visto che in quel momento avevamo molto lavoro (Fomir produce sistemi industriali di movimentazione interna e soluzioni per esigenze logistiche, ndr), abbiamo contattato il gruppo CEIS, che gestisce la struttura che lo ospita, e in breve tempo abbiamo attivato un tirocinio. Diaby è un ragazzo eccezionale, ha una grande voglia di imparare sul lavoro e non solo, oltre che una grande capacità di integrarsi con i colleghi e con tutte le persone che incontra. Dal punto di vista professionale è senza dubbio già allo stesso livello degli altri operai che lavorano con noi”.
“Siamo andati insieme al cinema, per lui era la prima volta”
La signora Cantelli conferma e approfondisce aspetti del legame che si è venuto a creare: “Credo si senta un po’ adottato da noi perché in Guinea non ha più nessuno. Ci ha raccontato i motivi che lo hanno portato a scappare e le vicissitudini terribili che ha affrontato durante il viaggio, in Libia in particolare. Sabato scorso abbiamo festeggiato insieme il suo compleanno, siamo stati al cinema e poi a mangiare una pizza. Per lui tante cose sono una nuova scoperta, quando è arrivato non conosceva la maggior parte delle cose che noi diamo per scontate. Qualche mese fa, per citarne una, è stato al cinema per la prima volta in vita sua proprio con noi. In particolare ha bisogno di essere consigliato e seguito sugli aspetti pratici e burocratici, perciò lo aiutiamo spiegandogli come fare con la gestione di cose importanti come un conto corrente, usare un PC… Lui non chiede mai nulla e si fa sempre andare bene tutto, ad esempio abbiamo scoperto di recente che in mensa mangiava sempre riso e pollo solo perché non capiva il menù e non si azzardava a chiedere. Perciò adesso quando c’è da scegliere il menù settimanale lo facciamo insieme. Tutto ciò che facciamo per lui lo facciamo perché se lo merita davvero”.
“Questa estate – prosegue Claudio Baldazzi – è venuto un giorno con noi al mare in riviera e ha conosciuto i miei figli, con cui va molto d’accordo. Siamo stati anche in gita a Venezia insieme e in quell’occasione ha preso il treno per la prima volta. Gli siamo davvero affezionati, tanto che stavo anche valutando soluzioni abitative per ridurgli il disagio dei lunghi tempi necessari per raggiungere il posto di lavoro qui a Medicina. Però vedo che a Bologna si trova bene, e presto andrà a vivere in autonomia in un appartamento in affitto con altri ragazzi. Per lui penso sia meglio così, visto che il viaggio per venire al lavoro non gli pesa più di tanto”.
“A Bologna ho tanti amici, anche italiani”
Diaby sorride quando si parla delle tante esperienze che ha potuto fare nell’ultimo anno, anche grazie agli amici che ha trovato nei suoi datori di lavoro. “Qui mi trovo benissimo, mi piace quello che faccio – conferma -. Alle 17.45 finisco di lavorare e prendo il pullman che torna a Bologna, alcune volte se può mi dà un passaggio in auto il signor Baldazzi. In questo periodo, tre sere alla settimana, vado all’autoscuola perché vorrei prendere il patentino per guidare la moto, così magari sono più autonomo negli spostamenti. E da inizio marzo andrò a vivere in affitto in una casa in via Dagnini con altri ragazzi. In città ho diversi amici, anche italiani. Li ho conosciuti frequentando il teatro Dehon o facendo sport al Villaggio del Fanciullo. Bologna mi piace molto e mi piacerebbe rimanerci a lungo, partendo proprio da questo lavoro così importante”.