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Denny: dall’attivismo nel Kashmir al servizio civile in Italia

Denny: dall’attivismo nel Kashmir al servizio civile in Italia

Di Alice Facchini

“Ero un attivista nel mio paese e continuo ad esserlo anche qui in Italia. La lotta per la libertà è la mia priorità: la libertà del mio paese, ma anche la libertà di tutti gli esseri umani”. Denny, originario di un piccolo villaggio nella regione del Kashmir, in Pakistan, ha il fisico sottile, le braccia magre, ma trasmette un’energia che sembra poter spostare le montagne. Oggi ha 26 anni, quando se n’è andato dal suo paese ne aveva 17. Ai tempi Denny era un attivista dell’organizzazione Jknsf (Jammu Nashmir National Student Federation), si batteva per i diritti umani. “Dopo l’ultima manifestazione non potevo più tornare a casa: la mia attività politica era diventata pericolosa, sono partito subito”, racconta.

Da quel momento è cominciato un viaggio durato anni: prima Denny è andato in Iran, poi in Turchia, dove si è fermato più di 4 anni. È poi ripartito, si è fermato in Grecia ed è scoppiata la pandemia da Covid-19: ha fatto richiesta di asilo politico, ma non è riuscito a ottenerlo. Dopo un anno e mezzo, di nuovo si è messo in viaggio: ha attraversato l’Albania, il Montenegro, la Bosnia, la Croazia, la Slovenia e finalmente, il 20 marzo 2022, è arrivato a Trieste. “Sulla rotta balcanica ci sono dei confini molto difficili da superare”, racconta. “Ci sono le telecamere, i cani della polizia che ti inseguono, i migranti subiscono violenze. Può succedere che cammini 15 giorni in montagna e poi ti rimandano indietro. È molto dura”.

Lungo il percorso, Denny ha condiviso pezzi di strada con altri migranti e ha conosciuto vari attivisti che lo hanno aiutato, gli hanno dato informazioni sull’Italia e contatti per quando sarebbe arrivato a destinazione. “Avevo un amico a Udine, mi ha ospitato per una settimana. Poi sono andato a Piacenza da un altro amico. E alla fine ho deciso di venire a Bologna, perché conoscevo già varie persone”. A Bologna Denny sente di aver bisogno psicologico di un sostegno e si affida al servizio Here4U, il servizio di ascolto e supporto per minori e giovani migranti dell’associazione Approdi, affiliata ad Arci con il supporto di Unicef. “Per imparare la lingua frequentavo la scuola di italiano di Làbas”, racconta. “Quel posto è stato molto importante per costruirmi una mia rete in città”.

Ad agosto 2022 Denny riesce a entrare nel Progetto SAI del Comune di Bologna, coordinato da ASP Città di Bologna. Prima viene ospitato in un appartamento a Monterenzio, sull’Appennino emiliano, poi viene trasferito a Ozzano dell’Emilia, un paese nella periferia est di Bologna, e infine a San Lazzaro. “La prima cosa che abbiamo fatto è stata l’iscrizione al CPIA, la scuola di italiano”, spiega Alessia Damerino, l’operatrice della cooperativa Arca di Noè, parte del consorzio L’Arcolaio, che sta seguendo l’accoglienza di Denny. “Il suo livello di italiano era già buono, così abbiamo provato a lanciarci in un progetto nuovo: il servizio civile”.

Denny aveva voglia di impegnarsi nell’ambito sociale: cercava un’esperienza che gli permettesse di aiutare le altre persone, e allo stesso tempo di acquisire nuove competenze. “Non volevo lavorare con i migranti”, racconta. “Trascorrere tanto tempo con persone che hanno storie simili alla mia sarebbe stato pesante, preferivo lanciarmi in un settore diverso”. Denny e Alessia individuano così il progetto “Pane e Tulipani”, di supporto alla genitorialità all’interno di un centro di accoglienza per madri in difficoltà gestito dall’Opera Padre Marella. Inviano la candidatura, e alla fine Denny viene scelto.

“Ho iniziato a lavorare il 12 giugno 2023”, ricorda Denny. “Il mio compito era di aiutare mamme con figli con meno di 14 anni: accompagnavamo i bambini a scuola, con le madri andavamo a fare le visite dal medico, o agli uffici per i documenti. Erano situazioni molto difficili, cercavo di supportarle in ogni modo”. E poi c’era la gestione della struttura: ordinare la dispensa, sistemare, preparare le sale per le attività e i laboratori. Nel tempo libero si facevano uscite, scampagnate al parco, o semplicemente la spesa al centro commerciale. “Durante questi mesi di servizio civile ho migliorato il mio italiano, e ho fatto molte formazioni”, dice Denny. “I colleghi sono sempre stati molto disponibili”.

Non solo: lo scorso gennaio Denny è stato selezionato per partecipare al progetto Be a change maker dell’ong WeWorld, un percorso per giovani sulla giustizia sociale e ambientale. “Abbiamo parlato di tanti argomenti: cambiamento climatico, discriminazioni di genere, migrazioni, agricoltura… Abbiamo discusso insieme di come possiamo diventare agenti di cambiamento, ognuno secondo le proprie possibilità”.

Oggi Denny ha finito il servizio civile e sta cercando un nuovo lavoro. Nel frattempo, sta pensando di iscriversi al corso serale per prendere la licenza media. “Ho già studiato tanto nel mio paese, un po’ mi sembra di tornare indietro”, ammette. “Mi sentirei già pronto per dare l’esame e poi procedere con gli studi. Ma attualmente la mia priorità è il lavoro: quando il Progetto SAI finirà, vorrei avere uno stipendio che mi permetta di affittare una casa mia. Vorrei trovare un posto nell’ambito sociale, per continuare a impegnarmi a favore dei diritti delle persone”.

 

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