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Andrew, Asia e i bambini del Pedibus

Andrew e Asia si prendono per mano. Il migrante e la bambina. Nell’assolata piazza di Castello d’Argile, in un pomeriggio di maggio. Asia non resiste, leggera e sorridente come solo una bambina di sei anni e mezzo può essere, salta in braccio ad Andrew, 26 anni, e lì resta, come appollaiata, sino a quando non arriviamo in cima alle scale dei locali della parrocchia usati come doposcuola. Con noi Matteo, coetaneo di Asia; Bianca, 10 anni e poco più, le mamme Laura e Cristiana; Federica Gazzoli e Andrea Accorsi dell’équipe della cooperativa Arca di Noè. E altri genitori, che ascoltano attenti.

 

 

Quel linguaggio fatto di sguardi e di emozioni

E’ una sorta di “Comitato Pedibus” quello che ci accoglie, riunitosi per raccontare la storia di Andrew e di quei bambini, tutti delle elementari, che in quel ragazzo che è arrivato dal Ghana hanno trovato, più che un amico, un fratello maggiore. Parlano lingue diverse: inglese e qualche parola di italiano Andrew (che sta studiando); un lessico fatto di sguardi ed emozioni, più che di frasi, i bambini. E si trasmettono feeling e affetto. Basta guardarli. Andrew è uno dei 18 ospiti, tutti maggiorenni, della struttura SPRAR di Arca di Noè in via delle Suore, dietro la curva fuori dal paese. Castello d’Argile accoglie anche un CAS della cooperativa Lai-momo, una ventina di ospiti che hanno sempre, nel tempo, partecipato a iniziative con il tessuto locale del volontariato.

Andrew vive a Castello d’Argile dal dicembre 2016, dal Ghana era sbarcato in Italia solamente un mese prima. E’ in attesa del parere della Commissione per ottenere lo status di rifugiato. Ha una passione per i bambini e con entusiasmo si è offerto come volontario, assieme a tanti genitori e nonni locali, per il “progetto Pedibus” rivolto ai bambini delle elementari, dalla prima alla quinta. Una realtà tanto semplice quanto all’avanguardia, quella del Pedibus, consolidata in numerosi Comuni del bolognese. Un’esperienza che nasce dal basso e dalle collaborazioni tra amministrazioni, scuole e famiglie. E, in questo caso, migranti.

Appuntamento alle 8.10, con il sole e con la pioggia…

Appuntamento alle 8.10 alla fermata (ma c’è anche chi, per motivi di lavoro, arriva mezz’ora prima), ogni mattina scolastica, sole o pioggia che sia, e si va tutti assieme, di buon passo per una decina di minuti, meta la scuola Don Bosco. “Il Pedibus è il nostro autobus magico – raccontano con orgoglio Laura e Cristiana – di fatto le coordinatrici del servizio. In collaborazione con Comune e scuola siamo partite nel 2007, poi abbiamo dovuto sospendere. Ma 3 anni fa abbiamo ricominciato, prima solo in primavera, in via sperimentale. Oggi, da due anni a questa parte, ci siamo ogni mattina. L’obiettivo a breve sarebbe di attivare anche delle fermate intermedie di raccolta scolari”.

 

 

“Orgoglioso di essere un volontario Pedibus”

Andrew parla lentamente. “In Ghana andavo a scuola da solo, ci impiegavo quasi un’ora per arrivare ed era un po’ triste fare tutta quella strada senza compagni. Sì, mi piace occuparmi dei bambini. Lo sono stato anch’io di recente, in un Paese difficile, e mi ripenso spesso in quella situazione. Con il Pedibus realizzo un mio desiderio. Andare a scuola in sicurezza, numerosi, allegri. In Ghana c’è una cultura diversa, manca l’idea di condivisione, nessuno lascerebbe il proprio figlio ad altri. Sono orgoglioso di essere un volontario del Pedibus, due volte alla settimana. E’ una grande opportunità per me passare del tempo con i bambini. Mi spronano ad imparare meglio l’italiano perché sono ancora un po’ impacciato. Mi sento “cercato” e questo mi fa stare bene. In futuro mi piacerebbe insegnare, ma non ho attualmente titoli che me lo consentano. Ho frequentato la scuola 8 anni in Ghana, poi mi sono dovuto mettere al lavoro, facevo l’elettricista”.

La lingua ormai non è più una barriera e Andrew sarà presto messo alla prova anche con i piccolissimi. Sarà tra i protagonisti del laboratorio nell’orto con i bambini del nido (Andrew è già tra i gestori, assieme ad altri migranti, dell’orto della struttura di Arca di Noè) Nel frattempo impara l’italiano a Bologna, alla Di.Mo. la scuola di Arca allo Zonarelli. In prospettiva, l’ambizione è quella di ottenere la licenza media. Niente sport, la musica è il suo hobby.

 

Foto di Claudia Mattiozzi

 

“I bambini hanno aiutato ad abbattere il muro della diffidenza”

“L’arrivo dei migranti – spiegano senza reticenze Laura e Cristiana – ha avuto un impatto forte sulla nostra piccola comunità. Esistevano diffidenze, non erano pochi i genitori ‘chiusi’, per non dire preoccupati. Doposcuola, laboratori, Pedibus, le attività di ristorazione dei migranti alla festa del patrono hanno cominciato a mettere dei ‘sassolini’ nei pensieri delle persone, ma il muro è definitivamente caduto grazie ai bambini. Per Asia, Bianca, Matteo è piacevole e naturale stare con Andrew. La percezione delle famiglie ora è radicalmente cambiata”.

I rapporti con la scuola e i contatti quotidiani hanno abbattuto le barriere e sviluppato familiarità e senso di comunità. Con l’amministrazione comunale – sottolineano genitori e operatori – c’è sintonia, si collabora, i volontari affiancano il Comune anche nella pulizia e nella cura del verde. “Ogni attività genera conoscenza e l’integrazione diventa così un valore”. Andrew non è l’unico, anche Therno Falo, (qui la sua storia: https://www.bolognacares.it/therno-falo-un-sarto-da-collezione/), è un altro bell’esempio di percorsi locali positivi legati ad Arca e al progetto SPRAR.

Andrew, Asia, Bianca e Matteo escono assieme: affiatati e complici. Si salutano nella piazza e si danno appuntamento alla mattina seguente. I bambini seguono con lo sguardo Andrew che si allontana assieme agli operatori. Come per accompagnarlo e per assicurarsi che tutto proceda bene. Come “angeli custodi”.

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