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Soriba, quando l’integrazione passa attraverso il calcio

Per chi lo ha allenato sul campo da calcio è sicuramente un centrocampista con il talento per giocare nelle categorie di Promozione o Eccellenza, forse anche più su. E che è anche portato per allenare i ragazzi e poi, chissà, magari gli adulti. Soriba ama il calcio, fin da quando, bambino, giocava con gli amici in Guinea Conakry, molto prima di arrivare in Italia su un gommone a soli 16 anni. Ma sa anche che il calcio, da solo, non potrà rappresentare il suo futuro. Per questo, fin da quando è arrivato a Bologna, oltre ad alimentare la sua passione per il pallone, ha anche pensato a studiare e a formarsi per cercare un lavoro. Accolto dapprima come minore non accompagnato a “Il Ponte” di via del Pilastro, struttura gestita dal Gruppo CEIS, si è poi trasferito a Casa Cignani in Bolognina, una struttura sempre per minori gestita dalla coop sociale Camelot. Infine, da qualche mese, avendo raggiunto la maggiore età, si è trasferito a Casalecchio in via Carracci in uno SPRAR Adulti gestito da Arca di Noè.

La formazione e gli stage
Soriba parla un buon italiano, merito dei corsi di lingua al CPIA e dei diversi corsi di formazione che ha frequentato. Il più importante, durato due anni, presso l’Impresa sociale Oficina, al Villaggio del Fanciullo. Lì ha conseguito l’abilitazione come operatore di punto vendita, acquisendo anche nozioni importanti di marketing e gestione contabile. Grazie al corso ha anche svolto degli stage di un mese ciascuno, il primo in un negozio di strumenti musicali, il secondo in una catena di bricolage e fai da te e l’ultimo in un negozio di gastronomia del centro città. “Mi sono attivato da tempo per cercare un lavoro – dice Soriba -. Al momento non ho ancora trovato nulla che abbia a che fare con quello per cui ho studiato, ho portato tanti curriculum. Sono fiducioso, però, che prima o poi qualcosa troverò”. Intanto è anche in attesa di poter attivare un tirocinio come custode in ambito sportivo, magari in una palestra, un’opportunità offerta grazie alla misure di inserimento lavorativo previste dalla Legge regionale 14.

Lo sport, passione e integrazione
Mentre aspetta, Soriba non resta con le mani in mano e cerca di fare della sua passione un’altra occasione di integrazione. “Ho iniziato l’anno scorso a giocare in una squadra che si chiama “Hic sunt leones”, alla Pescarola – racconta – composta da immigrati e da italiani. Abbiamo partecipato a un campionato regionale e siamo arrivati a giocare la finale contro il San Donato allo stadio Dall’Ara. Non abbiamo vinto, ma ci siamo divertiti molto. Andrea, un operatore di Camelot, mi ha mandato poi a fare un provino al San Donato, dopodiché ho provato con il GS Cagliari e lì mi hanno tesserato come maggiorenne. Gioco in Terza Categoria e mi trovo molto bene, purtroppo di recente mi sono infortunato al ginocchio e sono fermo”.

“Abbiamo vinto anche uno scudetto…”
Prima di passare al calcio “a undici” Soriba ha avuto anche un’esperienza col calcio “a sette”, grazie al progetto FAMI, promosso dal Ministero dell’Interno e dal CONI per favorire la pratica e la diffusione delle attività sportive tra i minori stranieri ospiti del sistema di accoglienza nazionale. “Insieme a tutti i minorenni migranti presenti a Bologna abbiamo provato a giocare in una squadra di calcio a sette – spiega Soriba -. Mi sono allenato tanto e sono così entrato nella squadra dei Triton della Asd Universal Sport. Ho partecipato al Campionato AICS 2018, sono stato il miglior giocatore del torneo e abbiamo vinto lo scudetto. Poi abbiamo partecipato al torneo nazionale AICS di Cervia, dove siamo arrivati fino alla finale. Anche se non abbiamo vinto, sono stati giorni belli al mare, un’esperienza nuova per me”.

“E ora studio da allenatore”
Dal calcio a sette è poi arrivato il recente tesseramento nelle file del GS Cagliari. Pur essendo diventato maggiorenne, non ha interrotto i contatti con la ASD Universal Sport: “Danilo, l’allenatore dei bambini, mi ha chiesto di affiancarlo e ora mi sto impegnando a capire come funziona coi piccoli calciatori. Tutti i martedì e venerdì lo aiuto e i bambini mi ascoltano e mi rispettano. Vorrei anche iniziare presto il corso per prendere il patentino da allenatore per categoria Esordienti. Alleno anche i ragazzi che stanno per entrare nel progetto FAMI e che disputeranno il campionato AICS, dove ho giocato io l’anno passato”.

Prima di arrivare in Italia, del calcio nostrano Soriba non sapeva molto, ma ha preso presto le misure. “Sono stato sette volte allo stadio Dall’Ara a veder giocare il Bologna. Come giocatori mi piacciono Rivaldo, Pirlo, De Rossi, Bonucci e Gattuso. I due allenatori a cui mi piacerebbe ispirarmi sono Allegri e Zidane”. Di Bologna, ovviamente, prima di partire ignorava l’esistenza. Ma ora è già nel suo cuore: “Questa città mi ha dato così tanto che non potrò mai dimenticarlo – dice commosso -. Mi piace visitare i Giardini Margherita, frequentare la biblioteca Sala Borsa dove ho preso in prestito Il Piccolo Principe per migliorare l’italiano, e andare a vedere le partite in qualche pub con gli amici”. Una vita come un qualsiasi diciottenne bolognese, in attesa che un lavoro arrivi presto per non dover interrompere un cammino d’integrazione che fa tanto ben sperare.

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