I “rapper” di Benkelema: per i migranti che non possono parlare

“Mi chiamo Hardi, avevo un dovere: mandare un messaggio. Forte. Per raccontare chi siamo, cosa sentiamo, il nostro viaggio interiore e cosa ci sta succedendo, le molte speranze e ciò contro cui combattiamo. Nel farlo, assieme ad amici, i pensieri e le parole di ciascuno sono diventati linguaggio universale, energia contagiosa. Ora chiamano da tutte le città italiane per dirci: bravi, finalmente qualcuno ha parlato. Ma…”

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